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(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 53

 

SEGRETI E BUGIE

 

(PARTE SECONDA)

 

 

CACCIA SENZA TREGUA

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Ci vuole meno di un secondo ad Elektra per capire che le hanno teso una trappola ed un secondo è anche troppo per una come lei per reagire all’ordine del capo degli uomini armati che hanno fatto irruzione nella stanza.

-Uccidetela! Uccidete l’assassina!-

            Elektra si muove velocissima e prima che un solo proiettile possa essere sparato si è già proiettata all’indietro verso la finestra alle sue spalle. Mentre cade fa una capriola ed atterra sui talloni senza apparenti conseguenze, quindi si mette a correre a zig zag evitando i colpi sparati dall’alto.

            Davanti a lei si para un gruppetto di altri armati e lei si tuffa senza esitare i mezzo a loro sbaragliandoli in pochi attimi, poi prende la rincorsa e salta il cancello.

            Li sente alle sue spalle e continua a correre. Due auto si staccano dal vicino marciapiede. La stavano attendendo, è chiaro, ma non riusciranno a prenderla.

            Si tuffa in un vicolo un attimo prima che una raffica di mitra spazzi il marciapiede. Per prenderla ora dovranno scendere dalle auto e questo la mette in vantaggio. Il che non vuol dire che resterà ad aspettarli, deve continuare a fuggire.

 

            La pesante Limousine Mercedes si arresta dinanzi ad una palazzina sulle rive del fiume Moscova in uno die più eleganti ed esclusivi quartieri della capitale della Federazione Russa. Congedato l’autista Natalia Alianovna Romanova (o Natasha Romanoff, come la chiamano negli Stati Uniti) ed il suo compagno che viaggia col nome di P.L. Dean oltrepassano il cancello e salgono i gradino che portano ad un ampio portone. Prima che possano fare un solo gesto il portone si apre ed appare un uomo massiccio e calvo con una folta barba nera abbondantemente spruzzata di grigio che veste uno spesso maglione a collo alto e pantaloni di pelle.

-Natalia Alianovna!- esclama –Ogni volta che ti vedo sei sempre più bella.-

-E tu sei un adulatore, Simyon Borisovitch.- ribatte Natasha –Ma io adoro i complimenti.-

-Prego, entrate nella mia umile dimora.-

            Umile un accidente, pensa l’accompagnatore di Natasha, questo posto è più sfarzoso d molte regge e forse più del Cremlino. Essere il principale capo della criminalità organizzata di Mosca rende parecchio, non c’è che dire.

            Appena entrata Natasha si dirige verso un’ampia finestra e guarda all’esterno.

-Se stai cercando l’auto che vi seguiva, stai tranquilla: i miei uomini la stanno già identificando.- le dice Simyon Borisovitch Kurasov apparentemente tranquillo.

-Non sembri molto turbato.- replica Natasha.

-Sono abituato ad essere sorvegliato. Spesso sono agenti della politsiya, la chiamavamo militsiya, fino a non molto tempo fa. Occasionalmente è lo F.S.B. e qualche altra volta i miei… rivali in affari. Nulla di cui preoccuparsi, comunque. Ma scusate… Sono un pessimo padrone di casa, mi stavo dimenticando dei più elementari doveri di cortesia. Posso offrivi qualcosa?-

            La domanda è stata rivolta in Inglese

-Un bicchiere, di vodka, grazie . Se non sbaglio quella sul tavolo è una bottiglia di Pyatizvyozdnaya, perdoni la pronuncia.-

-Lei ha gusto, Mr. Dean… o preferisce che la chiami Paladin?-

-Faccia pure come vuole.- replica l’altro –Sa… mi chiedevo perché mai la Polizia ed il servizio di Sicurezza Federale Russo dovrebbero sorvegliare un gentiluomo come lei.-

-Paul...- interviene Natasha.

Kurazov fa un ampio sorriso.

-Nessun problema, Zarina, Il tuo amico Paladin ama scherzare ma credo che sappia perfettamente che le autorità mi accusano di attività non esattamente conformi alla legge.-

-Tutte accuse infondate, giusto?- replica Paladin bevendo d’un fiato il suo bicchiere di vodka.

-Diciamo che finora non è stato possibile provarle.- risponde sornione Kurazov.

-Simyon…- li interrompe Natasha.

            Kurazov si siede su un’ampia e comoda poltrona e sorride.

-Lo so… - replica -… vuoi chiedermi del nostro comune amico Ivan. Immagino che il tuo amico Vazhin ti abbia informato che secondo i servizi d sicurezza Ivan starebbe guidando per mio conto una spedizione di armi in un certo paese asiatico.-

-Ed è vero?-

-Perché dovrei negarlo? Come sai in certi posti hanno delle necessità che un uomo d’affari come me può soddisfare per il giusto prezzo.  Sia chiaro che non tratto mai coi nemici della Rodina.[1]  Non mi va che le stando la mia merce sia usata contro i soldati russi. Non tutti, però, sono così scrupolosi come me, purtroppo.-

-Ti riferisci a Ivan Il Terribile, vero?

-Tu lo conosci bene quanto me: quell’uomo è un incrocio tra uno squalo e un serpente velenoso. Non rispetta altro che il profitto ed il potere. Ha mandato dei mercenari ad intercettare il carico di Ivan.-

-Lui...-

-Ivan sta bene, tranquilla. Lui è il suo gruppo hanno respinto l’assalto senza troppe perdite.-

            Paladin tossicchia ed una volta che Kurazov e Natasha si sono voltati verso di lui, parla:

-Scusate se interrompo questa amabile discussione che avete peraltro tenuto in Russo, lingua rispettabile, certo, ma che non può competere con la morbidezza del Francese, ignorandomi completamente… ma finora Gospodin Kurazov non ci ha ancora detto niente che non ci avesse già anticipato Vazhin.-

-Lei conosce il Russo, Mr.… Paladin? Interessante.-

-Sono sempre stato un uomo dai molti talenti. È per questo che sono ancora vivo nonostante la vita che ho scelto.-

            Kurazov sogghigna.

-Un punto per lei. In effetti Vazhin sa molte cose e sono convinto…-

            Prima che Simyon possa completare la sua frase, si sente bussare alla porta e lui va ad aprire per poi confabulare con l’uomo che è apparso sulla soglia. Subito dopo che il nuovo venuto se n’è andato, Kurasov si rivolge ai suoi ospiti:

-Brutte notizie: pare che Ivan il Terribile abbia inviato una seconda squadra di mercenari ad intercettare il gruppo del nostro vecchio cosacco. Dovrò mandare subito una spedizione di soccorso. Non sono abituato a lasciare nei guai i miei vecchi amici –

-Ci saremo noi nella spedizione di soccorso.- afferma la Vedova Nera coinvolgendo Paladin.

-Non ne ho mai dubitato, ma spero che non vi dispiacerà se questo vecchio orso vi darà una mano.-

            Considerato che siamo qui proprio per questo, pensa Paladin, saremmo sciocchi a rifiutare. D’altra parte, il nostro entusiasmo nel gettarci in zona di guerra non depone esattamente a favore della nostra saggezza, ma dove va Natasha vado io e questo immagino che chiuda la questione.

 

            Guardo Clive Reston mentre si prepara alla partenza. Si sforza di essere imperturbabile ma io so bene che nel suo animo si agitano diverse emozioni. Credo che agli agenti segreti britannici raccomandino di essere freddi e distaccati, ma per lui non è mai stato facile. Abbiamo avuto diversi contrasti in passato e forse non saremo mai veramente amici ma è una delle poche persone che rispetto in questo ambiente di giochi di morte ed inganni.

-Hai finito con le tue meditazioni, Cinesino?-

            Black Jack Tarr sa essere irritante e spesso ha l’attitudine di un toro infuriato, ma è un'altra di quelle persone.

-Stavo solo riflettendo, Tarr.- rispondo –Sono pronto a partire in qualunque momento… e non chiamarmi Cinesino... se puoi.-

-Ci proverò.- ribatte Tarr sogghignando.

-Non prendertela Shang Chi.- interviene Leiko Wu con un mezzo sorriso. -Black Jack è fatto così.-

-Lo so.- rispondo .Per un momento sembra che stia per toccarmi la mano e poi ci ripensa.

             Non posso fare a meno di guardarla. Fisicamente ha preso il meglio del suo padre cinese e della madre giapponese con un portamento altero che nasconde bene una fragilità che ben conosco. Vorrei saperle dire qualcosa ma neanch’io so come colmare il fossato che si è aperto tra di noi, il che dimostra quanto sia umano, immagino.

-Bene, gente…- la voce di Reston spezza le mie riflessioni –Sappiamo tutti che non sarà una passeggiata. Qualunque cosa abbia in mente Fu Manchu non sarà certo piacevole ma non possiamo tirarci indietro.

-Falla corta Reston.- ribatte Tarr –Non siamo delle mammolette. Non periamo tempo e partiamo.-

-Bene... non avrei saputo dirlo meglio.-

            Sembriamo tutti molto ottimisti ma quando c’è di mezzo mio padre ci si possono aspettare solo brutte sorprese.

 

 

2.

 

 

            Non è stato facile raggiungere il suo albergo, ma è stato inutile: la zona è piena di poliziotti. Elektra non ha dubbi: qualcuno ha voluto incastrarla. Tutta l’intera questione era una trappola per portarla fin lì, l’assassinio del dittatore del Rhapastan era solo un pretesto. Adesso è una ricercata e non ha nemmeno commesso il delitto per cui era stata assunta, ma non può stare a pensarci troppo: la sua priorità è sfuggire al cerchio che si sta stringendo su di lei, poi penserà a chi ha organizzato tutto.

            Recuperare la sua roba è fuori questione: addio, quindi, a contanti e carte di credito, deve cavarsela con quello che ha e con il costume che indossa è fin troppo riconoscibile a Dubai. Deve procurarsi altri abiti… ma dove?

            Com’è arrivata, scivola nelle ombre senza che nessuno dei suoi inseguitori si accorga di lei.

 

            Paladin medita sui casi della vita mentre l’aereo privato di Simyon Borisovitch Kurasov viaggia verso l’Asia Centrale. Chi l’avrebbe mai detto che proprio lui avrebbe rischiato la vita per salvare la vita di un uomo che apparentemente lo detesta e che per giunta l’avrebbe anche fatto gratis? E tutto a causa di una donna, ma del resto chi non metterebbe in gioco la sua stessa anima per una come la Vedova Nera, bella e sensuale nel suo costume da battaglia come lo sarebbe in un abito di Versace... o anche senza niente addosso.

-Perché sorridi Paul?- gli chiede Natasha.

-Diciamo che stavo indulgendo in pensieri piacevoli.- risponde lui –Sta tranquilla: non sto prendendo sottogamba questa missione.-

-Non ne ho mai dubitato, anzi devo ringraziarti per essere al mio fianco.-

-Mi conosci: il brivido del pericolo, una bella pupa ed io sono nel mio regno.-

-Giochi a fare il cinico ma hai dimenticato una cosa: questa volta non ci sono ricompense eppure sei venuto lo stesso.-

-Ah e chi ti dice che non ricaverò lo stesso un profitto da questa storia? Ho molte risorse io, sai?-

Natasha ride e stringe istintivamente la mano guantata del suo compagno d’avventure.

-Siamo arrivati.

La voce del pilota pone fine a quel piccolo momento di intimità ed i due ritornano professionali e si preparano ai guai che sicuramente verranno.

 

-Svegliati, ragazzo.-

            La voce di Orson Randall ti strappa ai tuoi sogni e tu ti rizzi di scatto a sedere sul letto

-Cosa? Chi?-

Orson si pone un dito di traverso alle labbra chiuse imponendoti il silenzio, ma questo non impedisce a Misty Knight, che stava dormendo al tuo fianco, di afferrare la pistola che teneva sotto il cuscino.

-Che sta succedendo?- chiede.

-Intrusi.- risponde Orson –Ho già avvisato tua sorella. Suggerisco che vi rivestiate e vi teniate pronti ad un attacco.-

-Non ci annoia mai con te eh, Danny?- commenta Misty rivestendosi senza provare alcun apparente imbarazzo per la presenza di Orson. Che a sua volta è già in tenuta da combattimento.

            La tua dev’essere l’identità segreta peggio tenuta della storia, pensi. Tutti o quasi i tuoi nemici sanno chi sei e dove trovarti e da quando Orson è arrivato nella tua vita, ti sembra che le cose siano, se possibile, peggiorate. Sei Daniel Thomas Rand, ma il nome con cui sei più conosciuto è Iron Fist, l’arma vivente. A quanto pare, saresti una specie di soldato in una sorta di guerra astrale e la cosa non ti fa affatto piacere. Credevi di sapere tutto sulla mistica città di K’Un Lun dove sei cresciuto, ma non fai che scoprire nuovi segreti e questo deve finire.

-I soliti ninja neri?- chiedi.

            Orson fa spallucce e poi apre lentamente la porta della tua camera.

-Qual è il piano?

            Ti guarda come se avessi detto una sciocchezza.

-Piano? Usciamo e li facciamo fuori tutti, ecco il fottuto piano.-

            E prima che tu possa dire qualcosa Orson spalanca la porta e si tuffa fuori spianando le sue pistole e urlando:

-Fatevi sotto luridi ninja del…-

            E poi dicono che gli anziani sono più saggi, pensi mentre con un lungo sospiro lo segui

 

 

3.

 

 

            La donna veste un’abaya lunga fino ai piedi che le copre anche i capelli. Sul volto porta un velo nero come il resto del vestito. Solo se qualcuno si soffermasse guardarle gli occhi, noterebbe un’intensità bruciante che mal si accorda con la timida donna araba che sta interpretando.

            Elektra non è alla disperazione, lei non è il tipo che si dispera, ma deve riconoscere che la sua situazione è difficile: la sua faccia è ovunque, appare costantemente nei notiziari locali, non ha più neanche un soldo, solo il suo costume e le armi che nasconde sotto l’abaya, è braccata con l’ordine di spararle a vista, è solo questione di tempo prima che qualcuno pensi di fermarla .

            Si è trovata in situazioni peggiori, pensa, anche se non è sicura di quando. In ogni caso lei è pur sempre la migliore assassina che la Mano abbia mai addestrato, sa come scomparire nelle ombre. Non si farà prendere.

            La priorità adesso è trovare un mezzo di trasporto e lasciare Dubai. Ce la farà: fallire non è un’opzione.

 

            Lo vedi saltare nel salone come se fosse la cosa più naturale del mondo e sparare. Le sue pistole non sparano proiettili normali: sono un condotto per l’energia del Pugno d’Acciaio e la scaricano sui malcapitati davanti a lui. Orson sembra inarrestabile. Quanto a te, usi il tuo potere in maniera più tradizionale, concentrandolo nei tuoi pugni e colpendo duro. È la terza volta che ti scontri con questi ninja neri ed ancora non hai capito chi siano e cosa vogliano… a parte volerti morto s’intende.  Orson doveva spiegarti tutto, ma finora è stato più criptico del Maestro Yoda. Se sopravviverete a questo scontro dovrai costringerlo a parlare.

            Tua sorella Miranda e Misty si sono unite a voi.

-Ancora questi ninja?- esclama Miranda –Ma che vogliono?-

-Se qualcuno di loro si degnerà di parlare, glielo chiederò.- rispondi –Tu che ne dici, Orson?-

-Colpisci e sta zitto, ragazzo. Questo non è il momento delle chiacche…-

            L’uomo si interrompe di colpo: la lama di una katana è penetrata nel suo torace.

-Orson!- urli mentre l’ultimo ninja è abbattuto da un colpo sicuro di Misty.

-Tranquillo, ragazzo, non sono ancora morto.-

            Stringendo i denti Orson Randall si sfila la katana dall’addome e si tiene il ventre con le mani mentre queste cominciano a risplendere dell’energia arcana del Pugno d’Acciaio.

            Vedi la sofferenza di Orson mentre ti rendi conto che non sta guarendo abbastanza in fretta, allora lo raggiungi ed unisci il tuo potere al suo. Sotto i tuoi occhi quella che avrebbe dovuto essere una ferita mortale si richiude pian piano ed in breve rimane solo una lieve cicatrice a dimostrare che c’è mai stata.

-Bravo ragazzo… questo crea un altro legame tra me e te mi sa.-

            Detto questo, Orson semplicemente sviene,

 

            T’Challa, la Pantera Nera osserva suo cugino T’Shan entrare nel suo studio privato con incedere scioro ed anche un po’ arrogante. Sono molto simili lui T’Shan pensa, ma l’altro crede di essere migliore e ha delle ambizioni che non sarebbe male.

-Volevi vedermi, mio sovrano?- chiede T’Shan con un tono di velata impertinenza.

-Non è necessario essere così formale, cugino, lo sai.- replica T’Challa –Ti ho fatto chiamare perché ho un incarico di responsabilità per te: dopo essermi consultato con N’Gassi[2] ho deciso d nominarti ambasciatore all’ONU.-

            Dopo un attimo di perplessità T’Shan scoppia in una risata.

-Ben fatto cugino. Parlare per Wakanda davanti al consesso delle nazioni è una cosa molto importante, sono d’accordo… e così ti sbarazzi anche dell’unico di noi che avrebbe il coraggio di lanciarti la sfida per sottrarti il trono. Davvero molto ben fatto.-

-Pensala come vuoi T’Shan.- replica T’Challa con voce brusca –Vuoi forse dire che non accetti?-

-Ma certo che accetto. New York è una bella città, me la ricordo bene da quando ci ho passato un certo tempo come studente e poi… servire gli interessi di Wakanda sarà per me un onore.

            E anche questa è fatta… ora, se solo passasse quella sensazione di pericolo incombente che prova da giorni.

 

 

4.

 

 

            Il St. Andrews Plaza 1 a New York non è un comune edificio, infatti è la sede della Procura degli Stati Uniti per il Distretto Sud dello Stato di New York, l’ufficio incaricato di perseguire i crimini federali e di sostenere gli interessi de Governo Federale in quest’angolo di Stati Uniti. Il fatto che la sua giurisdizione comprenda due importanti quartieri di New York City come Manhattan e il Bronx ne fa quello che il New York City definisce: “uno dei più potenti club di potere della Grande Mela”. Basti dire che è quest’ufficio che ha istruito i processi contro i più potenti capi del Crimine Organizzato, gli attentatori delle Torri Gemelle, Bernie Madoff e molti altri.

            L’attuale Procuratore degli Stati Uniti in carica si chiama Franklin E. Nelson, Foggy per gli amici. In questo momento, assieme ad alcuni dei suoi più stretti collaboratori, sta guardando un servizio televisivo su una donna che avuto modo di conoscere in passato.

<<… la cittadina greca Elektra Natchios è stata identificata come l’autrice del brutale assassinio del Presidente del Rhapastan avvenuto a Dubai. Nella sua fuga ha ucciso parecchie guardie e poliziotti. La Natchios era stata data per morta alcuni anni fa ma poi è ricomparsa a Manhattan dove si è stabilita, era sospettata di essere una killer internazionale, anche se di ciò non si erano trovate prove almeno sino ad oggi.>>

-Non era una sua compagna di corso o qualcosa del genere?- chiede Katherine Malper, capo della Divisione Penale a Foggy.

-Qualcosa del genere sì.- risponde Foggy pensieroso –Frequentava facoltà di Scienze Politiche mentre io quella di preparazione alla scuola di legge alla, Columbia.[3] Era… amica di Matt Murdock. Acqua passata. Ormai.-

-E quindi che facciamo con quel dossier che abbiamo ricevuto e che la collega ad almeno dieci omicidi qui negli Stati Uniti e all’estero? A Washington lasciano la scelta a noi.-

            Tipico dei burocrati del Dipartimento della Giustizia, pensa Foggy, se si fosse trattato solo dell’omicidio di un dittatore mediorientale ostile ai nostri interessi nazionali avrebbero volentieri chiuso un occhio, ma ci sono di mezzo altri omicidi in suolo americano. Finora nessuno aveva trovato prove contro Elektra ma un misterioso benefattore ha fatto arrivare loro un nutrito dossier sulle attività di Elektra ed anche se i fatti devono essere verificati, lui non può ignorarli.

-Che facciamo?- risponde Foggy – L’unica cosa possibile: trovatemi un giudice che ci firmi un mandato di arresto per Elektra Natchios e per il sequestro di tutti i suoi beni ovunque si trovino. Li voglio sulla mia scrivania per mezzogiorno.-

 

            L’aereo è atterrato su una pista improvvisata in mezzo al nulla. Da lì bisogna procedere con fuoristrada blindati.

            Sul blindato al centro della carovana si trovano Simyon Borisovitch Kurasov, la Vedova Nera e Paladin.

-Non è esattamente il mio concetto di vacanza questo, ‘Tasha. Promettimi che quando avremo finito qui ce ne andremo insieme in qualche isola dei Caraibi.-

-Non riesci mai ad essere serio Paul?- lo rimbecca Natasha .L’uomo che considero come un padre è in pericolo e tu scherzi.-

-Piangere non servirà né a me né a te, mia cara e comunque, per quel poco che lo conosco il tuo Ivan, credo che potrebbe passare attraverso l’Inferno senza scottarsi. Temo che il nostro vero problema sia un altro Ivan.-

-Se intendi il mio rivale Ivan il Terribile…- interviene Kurasov … non posso che darti ragione: gli uomini che ha mandato per sterminare la squadra del nostro Ivan potrebbero raggiungerla prima di noi ma conto sull’unico vero vantaggio che abbiamo: noi conosciamo la sua posizione e loro no.-

-Bene.- Paladin comincia a sistemare le sue armi –Nell’attesa, perché non mi aggiornate su Ivan il Terribile? Voi lo conoscete bene, ma da noi in Occidente è poco più di una leggenda.-

-Non c’è molto da dire. – comincia Kurasov –Ivan Pushkin è stato uno dei più spietati e crudeli agenti dei servizi segreti del mio paese. In seguito la sua posizione è diventata difficile e lui ha trovato più conveniente diventare un capo del crimine organizzato e anche lì si è vista la sua crudeltà.-

-Beh…- commenta Paladin-... è strano sentirlo dire da lei voglio dire…-

-Che anch’io sono un capo della Mafia Russa? Vero, ma io non sono come Ivan. Ci sono cose che io no faccio e non farei mai, ma lui non ha scrupoli. Vende droga ai nostri giovani, armi ai nemici della Patria e fa rapire le nostre donne per mandarle come schiave sessuali all’estero.-

-Ho avuto a che fare con un’organizzazione che mandava ragazze russe in USA per fare le prostitute.-[4] interviene la Vedova -Non ho mai avuto prove che ci fosse lui dietro, ma sarò ben felice se potrò dargli una lezione.-

-Questo è il giusto atteggiamento, zarina.- concorda Kurasov –Ora pensiamo a salvare il tuo padrino.-

            E che il cielo ce la mandi buona, pensa Paladin.

 

            Un luogo lontano, più lontano di quanto si possa pensare.

-Venerabile Yu Ti.-

            L’uomo il cui volto è coperto da una maschera verde si volta al suono di quella voce per trovarsi di fronte un uomo rivestito da un saio color verde scuro con il volto seminascosto da un cappuccio tirato sopra la testa.

-Tu qui?- esclama il reggitore della celeste città di K’Un Lun -Come hai fatto a giungere fin qui?-

-Dovresti sapere che nessuna porta o altro ostacolo può fermarmi se io non voglio.- risponde il nuovo venuto.

-Cosa vuoi?-

-Lo sai bene. Il momento sta arrivando.-

Yu-Ti non risponde. Resta quasi in contemplazione di un globo dentro cui si agitano delle immagini indistinte.

-Speravo di poterlo evitare. K’Un Lun non è pronta per questo.-

-Non sempre si può avere quello che si vuole quando lo si vuole. Il ruolo di governante ti costringe spesso a decisione sgradite, non lo sapevi?-

            L’Augusto Personaggio di Giada non risponde. Non saprebbe cosa dire.

 

 

5.

 

 

            Nella terminologia dei praticanti delle arti marziali giapponesi, è un dojo ovvero un luogo dove sotto la guida di un maestro si imparano non solo varie forme di combattimento, ma anche uno stile di vita che comprende anche un certo numero di pratiche spirituali. Altri meno attenti lo chiamerebbero semplicemente palestra.

 In questo momento ciò che interessa la ragazza bionda è l’arte marziale in se, non le sue applicazioni spirituali. Il suo avversario sul tatami se ne rende ben conto.

Lei si chiama Nina McCabe, per quanto sia giovane è vissuta abbastanza per vedere sua madre morire per un tumore, suo padre ucciso da un supercriminale psicopatico e più violenza di quanto sarebbe salutare conoscere a 16 anni. La rabbia che cova dentro ha bisogno di essere incanalata in una direzione ed il destino sta per offrirgliene una.

            L’uomo massiccio davanti a lei si chiama McKinley Stewart, un nome ed un cognome tipicamente scozzesi che alcuni troverebbero in contrasto con la sua pelle color caffelatte che rivela anche altre origini, ma a quello che pensano gli altri lui raramente ha dato importanza. È stato un pugile professionista ed è arrivato ad un passo dal combattere con l’allora campione in carica dei Pesi Massimi. Come e perché abbia abbandonato la boxe non è un argomento che gli piaccia discutere.

            In questo momento Nina è riuscita a farlo cadere sul tatami.

-Ah… è la terza volta oggi.- proclama trionfante la ragazza.

-Beh… lo ammetto, sei migliorata parecchio.- replica Mac, come lo chiamano gli amici.

            Prima che possa aggiungere altro ecco arrivare il suo socio King Lau assieme ad una donna bionda dai capelli biondi cortissimi con indosso una maglietta ed un paio di Jeans entrambi decisamente molto aderenti. Dietro di loro un gruppetto di uomini e una donna dall’aria non proprio benaugurante.

-Scusa Mac…- dice King -… ma non ho potuto fermarli.-

-Mi chiamo Glass e sono un U.S. Marshall.- dice uno dei nuovi arrivati .-Devo notificarvi quest’ordine di sequestro e chiusura immediata di questo posto.-

-Cosa?- esclama Mac –Perché?-

-Questo posto risultano di proprietà di Elektra Natchios, attualmente ricercata per omicidio plurimo e sospetti atti di terrorismo.-

-Che avete detto?- sbotta Nina –Siete impazzati?-

-Posso chiederle il suo nome, signorina?-

-Mi chiamo Nina McCabe, perché?-

-Lei era stata affidata alla custodia legale di Miss Natchios, un atto che è stato revocato. Miss Stanton dei Servizi Sociali…- indica la donna accanto a lui -… è qui per condurla in…-

-Da nessuna parte.- proclama Nina –Vi deve essere sfuggito che ho compiuto 18 anni tre giorni fa, quindi io vado dove mi pare.-

-Beh…in questo caso non ho nulla da dire. Devo avvertirla, però, che anche l’appartamento dove vive con Miss Natchios è sotto sequestro come tute le sue proprietà.-

-Siete dei bastardi.-

-Fingerò di non averla sentita, miss McCabe,.-

            Il gruppetto se ne va e la donna con King Lau dice:

-Naturalmente puoi venire a dormire da me Nina.-

-Non è quello che mi preoccupa Konnie. Ora scusatemi, prima di andare devo fare una cosa.-

            Nina va nello spogliatoio e da lì nella doccia. Non sa quanto tempo ha lasciato il getto d’acqua scorrerle sulla pelle. Alla fine esce e ricoperta solo da un asciugamano raggiunge il suo armadietto, da cui tira fuori la sua sacca. Dev’essere stato l’istinto a suggerirle di portarlo con se, pensa, così quei bastardi di poliziotti non lo troveranno in casa. Lascia cadere l’asciugamano e comincia a vestirsi.

            Pochi minuti dopo i suoi amici la vedono arrivare e rimangono a bocca aperta: Nina indossa un costume identico a quello di Elektra solo completamente nero. A fermarle i capelli un nastro anch’esso nero.

-Nina!- esclama Mac –Che ti sei messa in mente?-

-Di aiutare Elektra ovviamente.- ribatte lei –E se non mi darete una mano, poco importa, farò da sola.-

            E McKinley Stewart sa che i guai sono solo all’inizio.

 

            Il Black Cat Club a San Francisco è frequentato da una clientela varia, perlopiù amante del buon jazz. Edward Lavender rimane stupito nel vedere la coppia appena entrata. Nel suo tipo di lavoro bisogna essere informati e lui riconosce subito i due come poliziotti, Per la precisione: il Capitano Paul Carson, comandante della Stazione di Polizia di Richmond, nell’area del Golden Gate ed il Tenente Sabrina “Bree” Morrell della Divisione Omicidi. O questa è l’ultima novità in fatto di gossip o c’è sotto qualcos’altro e l’ex ladro noto come Cat propende decisamente per la seconda ipotesi. Beh… meglio sincerarsene di persona. Sussurra ad un cameriere di condurli ad un tavolo isolato nell’area VIP e quindi li raggiunge.

-Benvenuti al Black Cat, signori, in cosa posso esservi utile?-

-Tanto per cominciare, vorremmo un’informazione.- esordisce Carson.

-Ah… non sono sicuro di potervi essere utile.- ribatte Lavender –Sono nuovo di San Francisco.-

-Io credo il contrario, invece.- ribatte Bree seccamente –Una comune amica ci ha suggerito di rivolgerci a te per avere un incontro col Sudario.-

-Una… comune amica?-

-Sì… una che in genere ama andare in giro con un costume rosso con il simbolo di un ragno.-

-Ah… capisco. Bene, non sto ammettendo di conoscere il Sudario o di sapere come contattarlo, ma potrei fare dl mio meglio per fargli avere il vostro messaggio. Nel frattempo vi consiglio di godervi la serata e se volete anche un consiglio per le ordinazioni…-

 

            Rick Mason riflette sul suo attuale incarico. Capita più spesso di quanto si creda che Nick Fury si serva di agenti esterni allo S.H.I.E.L.D. per incarichi molto delicati e molto segreti. Corre perfino voce che abbia a disposizione un’intera squadra composta da agenti i cui nomi non compaiono su alcun database e sono noti solo a lui [5] ma questa voce non interessa al momento a Rick Mason. Quello che lo preoccupa è che qualcuno è al corrente della missione che Nick gli ha affidato ed ha cercato di farlo eliminare.

            Solo il suo istinto, affinato da anni di esperienza gli aveva permesso di accorgersi in tempo che quello che in un primo tempo aveva creduto semplici passeggeri in arrivo al JFK erano in realtà sicari incaricarti di ucciderlo.[6] Il risultato era stato un piccolo scontro e tre sicari morti. Peccato per la ragazza, era giovane e carina, avrebbe potuto scegliere una vita meno pericolosa.

            L’intermezzo all’aeroporto lo aveva costretto a cambiare i suoi piani con un rallentamento sulla tabella di marcia che si era imposto. D’altra parte non aveva scelta: non poteva certo restare e rispondere alle imbarazzanti domande della Polizia. Per sua fortuna lui ha sempre un piano d’emergenza e poco dopo aveva potuto prendere un altro aereo con nuova identità e nuovi abiti.

            Ma se qualcuno aveva saputo di lui e della sua missione nonostante le precauzioni di Nick, allora il problema era serio. Doveva presumere di essere sorvegliato e regolarsi di conseguenza.

            Nel suo tipo di lavoro gli errori costano quasi sempre la vita di chi li fa, meglio lasciarli agli altri.

 

 

FINE SECONDA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Eccoci, dunque alla fine anche di questo episodio. Pochissime note, giusto per spiegare qualcosa sui personaggi apparsi in questa storia e che potrebbero esservi poco familiari e per un annuncio:

1)    McKinley Stewart, King Lau e Konnie Weiss, proprio come Nina McCabe, che già dovreste conoscere se siete affezionati lettori di questa serie, sono tutti personaggi creati da Peter Milligan e Mike Deodato Jr. nella prima serie di Elektra uscita tra il 1996 ed il 1998. Nella continuity Marvel attuale sono stati tutti uccisi da nemici di Elektra, ma nella continuity MIT le storie relative non sono mai avvenute e così eccoli qui ad affrontare un destino diverso. Migliore? Chi può dirlo?

2)    Vale, forse, la pena di precisare che McKinley Stewart e Elektra condividono quella che si definisce una relazione aperta. Per essere esatti e perfino brutali, Elektra vede Mac come un mezzo per soddisfare le proprie esigenze sessuali (o almeno è quello che dice). Mac, invece, probabilmente spera in qualcosa di più. Wolverine, cinicamente, ha detto che Elektra è affezionata a Mac come lo si può essere ad un cagnolino, ma forse è davvero troppo cinico… o no?

3)    Paul Carson, poliziotto di San Francisco è un personaggio creato da Gerry Conway & Gene Colan su Daredevil #87 del 1972. Originariamente un Tenente in forza all’ufficio del Capo della Polizia, nelle storie MIT del Ragno Rosso è stato reintrodotto come Capitano e comandante della Stazione di Richmond dove Ben Reilly ha prestato servizio prima  di essere promosso ispettore (qualifica equivalente a quella di detective nella Polizia di San Francisco) della divisione C.S.I.

4)    Sabrina Morrell, tenente della Omicidi, è stata creata da Chris Claremont & Steve Leialoha in storie inedite della prima (ed unica) serie regolare dedicata a Jessica Drew, l’originale Donna Ragno

5)    Ed ecco l’annuncio: Pantera Nera lascia queste pagine per debuttare in una serie tutta sua scritta dal bravo Fabio Crocchia a cui auguro tutta la fortuna del mondo. Vai Fabio. -_^

Nel prossimo episodio: Elektra braccata cerca di rientrare negli Stat Uniti, ma le conviene? I suoi amici vogliono aiutarla ma chi sono i suoi veri nemici? La Vedova Nera e Paladin affrontano gli uomini di Ivan il Terribile, Iron Fist si prepara ad una guerra senza tempo e… quali sono i segreti di John Aman?

      Non mancate.

 

 

Carlo

 

 

           



[1] Madrepatria in Russo.

[2] Il Primo Ministro di Wakanda,

[3] La Columbia University, una delle più prestigiose di New York e degli Stai Uniti.

[4] Nella mini MIT “Imported from Russia”.

[5] Se si riferisce ai Vendicatori Segreti, possiamo dire che la voce è sostanzialmente corretta. -_^

[6] Un riferimento a Marvel Knights #49.